Quando si pensa a chi ha una diagnosi di disturbi specifici di apprendimento, si crede che la cosa peggiore sia il sentirsi etichettato oppure il non riuscire a prendere un bel voto a scuola nonostante l'impegno. La realtà però è, purtroppo, molto differente. Ciò che pesa non è la definizione del disturbo, che per chi non lo vive può voler dire classificare la persona in una categoria definibile come "vorrei ma non posso". Anzi, la definizione a volte è ciò che permette una spiegazione laddove si faticava a trovarne le cause ("perché scrivo storto nonostante le righe?", "perché dopo 5 minuti di lettura mi sento già affaticato?", "perché la tabellina del 7 non mi entra in testa?", ecc.). Il problema, il vero problema, è che avere un D.S.A. significa scoprire ogni giorno qualcosa di nuovo che ti risulta difficile rispetto alle richieste dell'ambiente in cui vivi. Il che a volte dà la sensazione di non avere il pieno controllo di sé: non nel
Il periodo di Natale è iconograficamente caratterizzato da gioia ed entusiasmo, con luci, colori, regali e pensieri positivi verso le altre persone. Tutto ciò può risultare particolarmente pesante per chi si è trovato nei mesi precedenti, o addirittura nello stesso periodo, lutti, separazioni, difficoltà economiche e malattie. Per le ovvie emozioni che ci si trova a gestire, diventa molto difficile sentirsi in sintonia con il clima generale, oggigiorno reso ancora più pesante dai media di quanto sia sentito in realtà dalle persone stesse. Sentimenti come tristezza e malinconia possono prendere il sopravvento, soprattutto quando si sentono le musiche natalizie o ci si trova nel mezzo della frenesia per gli acquisti. Più che domandarsi il perché di questi stati emotivi, secondo me diventa fondamentale trovare una adeguata strategia per affrontarli. Come? Innanzitutto bisogna focalizzarsi su quello che si ha. Senza raggiungere i livelli di ottimismo insensato alla “ Sindrome di
Il tempo che un ragazzo / bambino impiega per eseguire i compiti a casa non sempre è direttamente proporzionale ai risultati. Se tuo figlio torna a casa da scuola, mangia, guarda i Simpson per una mezz'oretta e poi si dedica un'ora o due allo studio, senza poi guardare più i libri e poi nelle verifiche ottiene un buon esito, non vuol dire che non si impegna abbastanza, anzi. Semplicemente ha un metodo di studio efficace, che gli permette di avere un equilibrio nelle tempistiche da dedicare a uno studio efficace e al divertimento. Viceversa ritengo sempre un campanello di allarme il fatto che un bambino, magari già dalle elementari, passi la maggior parte del suo tempo a casa chino su libri e quaderni. Tale allarme ovviamente si intensifica se i voti nelle prove sono bassi. In questi casi consiglio un approfondimento specifico sugli apprendimenti scolastici, per comprendere se sono presenti difficoltà specifiche e lavorare così su quelle. In ogni caso diventa molto utile a