Pokemon Go: perchè condannarlo?

Son passate quasi 2 settimane dalla comparsa dell'applicazione Pokemon Go sui nostri telefoni. Tutti ne parlano, ma in quanti realmente sanno di cosa si tratta e come ha già modificato il concetto di videogioco, nonché le abitudini di molti? Le critiche sono molte, le risposte a queste sono altrettanto numerose. Io ho fatto alcune riflessioni, nate da quella curiosità da psicologa che mi hanno portata spesso ad analizzare fenomeni sociali.
Ciò che sto per affermare parte da alcuni presupposti:
- conosco i Pokemon da prima della loro comparsa sugli schermi televisi italiani. Pur non essendo più una bambina, ho sempre voluto occuparmi di psicologia infantile e per questo ho ritenuto fondamentale conoscere ciò di cui parlano i bambini. Tesi supportata da un mio docente universitario, che pretendeva per il suo esame la conoscenza di almeno 100 Pokemon e l'aver visto l'anime trasmesso su Italia 1 mi aveva sicuramente avvantaggiata.
- Sono cresciuta a pane e videogiochi, conosco il mondo "nerd" e so che l'attesa di  Pokemon Go era molto grande non solo per chi ha sempre giocato a Pokemon o a Ingress (app della Niantic da cui prende direttamente le basi lo stesso Pokemon Go), ma anche da giocatori occasionali incuriositi. Alla fine non occorre altro che uno smartphone per giocarci e per questo è accessibile a tutti, anche solo "per provare".
-  ho provato ovviamente il gioco e ho trascorso 4 giorni a una fiera di fumetti e videogiochi, osservando con attenzione l'impatto della app sulle persone e sull'ambiente.
Non nego totalmente quanto è stato affermato in tg e articoli vari (non rientra nelle mie intenzioni), ma, tralasciando episodi estremi, vedo alcuni elementi estremamente positivi in questo fenomeno che non ho riscontrato in casi precedenti:
Un Pokemon sulla spiaggia (esempio di visualizzazione durante il gioco)
1) La prima cosa che rende Pokemon Go diverso da altri giochi è che il giocatore è obbligato a uscire da casa, girare per il territorio, esplorare il mondo. Così facendo, ci si ritrova a scoprire angoli anche dietro casa di cui si ignorava l'esistenza. Il videogioco diviene quindi anche una fonte di conoscenza inaspettata della propria o di altre città e capita spesso di sorprendersi nello scoprire architetture o opere d'arte che si è sempre ignorato. La "distrazione" della caccia inoltre può aiutare anche chi solitamente preferisce non muoversi da casa, dal momento che l'obiettivo viene focalizzato sulla cattura di un pokemon e non sull'atto di uscire in sé: non si va a fare una vasca in centro né a una festa, ma si cerca per le vie e le piazze. Nel lato pratico la cosa non cambia, ma è differente la predisposizione nell'abbandonare il proprio nido.
2) Il fatto di uscire implica che ci si confronta anche con altri giocatori. Camminando per strada si incontrano altre persone con lo sguardo sullo smartphone che in contemporanea "magheggiano" per catturare lo stesso Pokemon, con relativi commenti. Oppure la delusione per il blocco dei server diviene un problema comune in un gruppo di individui che magari non si conoscono ma che si trovano nello stesso posto perché è un pokestop o una palestra. Il confronto quindi non è solo in tempo reale, come può avvenire anche in una chat, ma è diretto, faccia a faccia, come se si trattasse di uno sport.
3) Fare parte di un team è la base per poter conquistare le palestre. La comunicazione con altri della stessa squadra diventa importante per salvaguardare ciò che si è conquistato.  Per cui il gioco, da attività solitaria, diviene un argomento di confronto con altri: si parte dai gruppi su Facebook, in cui ci si confronta con varie strategie, per poi arrivare all'incontro reale, perché per ottenere una palestra devi esserci vicino e se vuoi difenderla é meglio non esser lì soli. Questa è sicuramente per me la grossa differenza tra Pokemon Go e qualsiasi altro gioco, che ha avuto successo in precedenza: non è un videogioco che ti isola nel tuo mondo, ma ti obbliga a interfacciarti dal vivo con altri.
4) Come ho già accennato prima, non richiede dispositivi particolari, come console o pc, ma per giocare a Pokemon Go basta uno smartphone. Questo lo rende accessibile a chiunque, senza distinzioni di età, sesso, cultura. Non è difficile quindi vedere per strada persone di differenti generazioni impegnate nella caccia di Pokemon. L'utilizzo delle esche poi diviene un momento di aggregazione e di incontro, dove uno mette una sua risorsa a disposizione anche di altri, indipendentemente dalla loro squadra o dal fatto che li conosca o meno.

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