COSA CAMBIA QUANDO MIO FIGLIO HA UNA DIAGNOSI DI DSA _ Una rosa è sempre una rosa

Quando si parla di disturbi specifici dell'apprendimento, spesso passa in secondo piano il vissuto del genitore. In realtà si tratta di una annosa questione, dal momento che alla diagnosi spesso si accompagnano per questa figura dei vissuti di rabbia verso se stessi, frustrazione, sensi di colpa, tristezza. Questo perchè, pur con la consapevolezza che il proprio bambino ha delle difficoltà, si pensa sempre che siano superabili, che dall'iter diagnostico emerga che è qualcosa che passerà. Il confronto con la realtà, rappresentata da una definizione, è spesso duro da accettare.
Innanzitutto bisogna pensare che il fatto che il proprio figlio abbia un disturbo di apprendimento è come se avesse gli occhi azzurri in Italia: è qualcosa di meno comune, ma non per questo raro. Inoltre, spesso per gli occhi chiari ci si sofferma sulla particolarità cromatica e non sui fastidi ad essi connessi (ad esempio una maggiore fotosensibiltà), che solo chi non ha gli occhi scuri è in grado di rilevare. Allo stesso modo, una diagnosi, per esempio, di dislessia è una peculiarità: non la hanno tutti, ma per questo non è una rarità. Il fatto che ci si soffermi su ciò che non sa fare andrebbe trasformato in un'attenzione per ciò che il bambino è in grado di fare meglio degli altri, così come per gli occhi azzurri ci si sofferma a osservarne la peculiare bellezza ignorandone la delicatezza. La diagnosi diventa quindi un supporto come un paio di occhiali: aiuta a superare una difficoltà a livello strumentale.
Ovviamente il mio non vuole essere l'elogio di un disturbo, ma mi piacerebbe che ci si focalizzasse sugli aspetti positivi, soprattutto con i propri figli. La diagnosi non lo rende diverso, è e sarà sempre il nostro stesso identico bambino. O forse no: sarà più sereno, perchè quando non riuscirà a portare a termine tutti i compiti entro l'ora di cena o non riuscirà a ricordarsi una determinata regola matematica necessaria alla risoluzione di un problema, potrà avere supporti adeguati sia a livello tecnico sia a livello mentale (dispense dallo svolgimento di tutti gli esercizi, formulari, ecc.).
Quindi, cara mamma, caro papà, non farti colpe, così come non te ne sei fatte per il colore dei capelli o la forma del naso di tuo figlio. Semplicemente, ha una caratteristica in più che prima non conoscevi e quindi non sapevi come gestire. In fondo, come disse Shakespeare:
"Che cosa c'è in un nome? Ciò che noi chiamiamo con il nome di rosa, anche se lo chiamassimo con un altro nome, serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo".

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