Quando tuo figlio parla di challenge

Chi ha in casa ragazzi sicuramente avrà sentito almeno una volta il termine "challenge": di cosa si tratta?



Per challenge si intende una sfida che viene lanciata sui social con lo scopo di diffonderla a più persone possibili. Una delle prime sfide "note" risale al 2014: la "ice bucket challenge", in cui personaggi più o meno famosi si facevano lanciare addosso secchiate di acqua gelida e ghiaccio. Da allora questo genere di imprese si sono diffuse sui vari social, alcune anche con scopi benefici.

Le challenge possono innanzitutto concretizzarsi in sfide reali, in cui bisogna dimostrare abilità, caratteristiche o resistenza, oppure in compiti da portare a termine, come ad esempio pubblicare quotidianamente foto. La viralità viene garantita dall'utilizzo di hastag specifici, con i quali vengono accompagnate le immagini ed i video. Accettare un tipo di challenge lanciato da un influencer o da un determinato gruppo alimenta sicuramente il senso di appartenenza. Dietro al lancio di una challenge poi ci possono essere intenti differenti: da quello di promozione di comportamenti sani e/o rispettosi dell'ambiente o di se stessi, a quelli di semplice marketing.

Le sfide possono spaziare da quella, ormai datata, in cui si lancia una bottiglietta facendola roteare in una capriola per poi farla ricadere in piedi, a quella più recente in cui una ragazza deve utilizzare il filo degli auricolari per misurare il proprio girovita. Durante il lockdown, ad esempio, si sono diffusi hastag come #30dayssongchallenge (in cui bisognava indicare ogni giorno una canzone legata ad un tema specifico per 30 giorni consecutivi), #finoadomani (in cui si pubblicava una propria foto imbarazzante per 24 ore) oppure #andràtuttobene, con immagini di disegni e striscioni con arcobaleni fatti dai bambini. Quanti di voi hanno condiviso o partecipato a qualcuna di queste challenge, senza nemmeno sapere che si trattasse di questo tipo di sfide, ma semplicemente per divertimento o passatempo?

E' chiaro quindi che "challenge" non è necessariamente sinonimo di pericolo, ma, come ho già accennato prima, alcune sfide possono richiedere azioni o caratteristiche poco sicure. Il fatto stesso che una ragazza, ad esempio, per sentirsi adeguata per un determinato gruppo, debba avere un girovita pari alla lunghezza del filo di un paio di auricolari oppure all'ampiezza di un foglio A4 posato sul ventre in verticale rappresenta un'idea di forma fisica distorta, in quanto non adeguata alle peculiarità di tutte, e che può incentivare comportamenti alimentari patologici. 

Come reagire quindi se tuo figlio o tua figlia accenna a una challenge a cui sta partecipando? La risposta, per quanto possa sembrare banale, è quello di parlarne con lui/lei, non però in termini di interrogatorio, ma esprimendo l'interesse reale per quello che fa e come lo fa. Potrebbe anche diventare un'occasione per condividere la sfida, anche semplicemente con il proprio supporto. Oppure potreste aiutarlo/aiutarla a comprendere gli aspetti negativi di determinate azioni richieste dalla challenge stessa. 

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